Notizia pubblicata il 19/12/2024, letta 321 volte

ORVIETANA: OLTRE AL DANNO ANCHE LA BEFFA


Dopo il mancato rigore con tanto di espulsione nell’ultimo minuto della sfida di domenica con la Fezzanese, per l’Orvietana è arrivata anche la squalifica del vice allenatore che ha mandato su tutte le furie il presidente Biagioli

Mercoledì 18 dicembre 2024
di Nicola Agostini

Un episodio che ha fatto letteralmente il giro d’Italia. Fezzanese-Orvietana, penultima giornata di andata del girone E di serie D. Ultimo dei 5 minuti di recupero. Orvietana in vantaggio 1-0 quando Panattoni viene lanciato in profondità, entra in area, supera in velocità il portiere toscano Pucci che lo mette già subito dopo aver calciato in porta. Palla sul palo. Calcio di rigore e rosso per Pucci, direte voi. E invece no. L’arbitro Francesco Duranti di Trento, in barba al regolamento, fischia tre volte decretando la fine dell’incontro senza espellere il portiere né far battere il calcio di rigore. Alla fine, per l’Orvietana, può andar bene lo stesso visti i tre punti comunque conquistati. Un po’ meno magari al Ghiviborgo, prossimo avversario della Fezzanese. Ma la rabbia in casa Orvietana sale al momento della lettura del Comunicato con le squalifiche che registrano 4 turni di stop per il vice allenatore biancorosso Enrico Broccatelli “per avere rivolto espressione offensiva all'indirizzo della Terna Arbitrale”.
“La direzione di gara del signor Duranti – sottolinea il presidente dell’Orvietana Roberto Biagioli - è stata così scadente da non ricordarne di simili nei miei venti anni di presidenza. Chiarisco subito che, quello che sto per dire, riguarda un po’ tutte le Società e non solo quelle del nostro girone. Purtroppo, la scarsa preparazione degli arbitri finisce per colpire un po’ tutti e questo non va bene. Il rigore, negatoci clamorosamente nel fine partita ha del fantascientifico per come si sono svolti i fatti. Fortunatamente, a supportarci ci sono le immagini, molto chiare, di quanto accaduto. Badate bene, però, è solo la goccia che fa traboccare il vaso. Già in precedenza, direi per tutta la durata della gara, il comportamento dell’arbitro e dei suoi assistenti sarebbe potuto andar bene, al limite, per una partita tra scapoli e ammogliati. Nulla a che vedere con la Serie D, di cui tutti parlano come categoria propedeutica per l’ingresso dei giovani più bravi nelle categorie professionistiche. Ma qui di professionismo e professionalità  non c’è veramente traccia. Sono a chiedermi  quali criteri si adottino per  gli avanzamenti di carriera dei direttori di gara, di che grado sia il livello degli insegnamenti impartiti, se, a questi ragazzi venga spiegato il significato delle parole “dialogo” e “rispetto”  delle quali i nostri dirigenti abusano ogni qualvolta sono chiamati in causa”.
Andiamo per ordine. Le Società, fra tasse e balzelli vari, finanziano tutto l’ambaradan. Chiedo, a questi signori, quante poltrone salterebbero se un certo numero di club decidessero di dire basta.
Vita e lavoro mi hanno sempre insegnato come, se metto soldi da qualche parte, mi spettino certi diritti. Uno, a caso, è proprio il rispetto. Nella fattispecie, un arbitro che manca di rispetto agli altri attori che danno vita a una partita, io la considero mancanza di rispetto. Ragionando terra-terra, l’uomo con il fischietto (la maggior parte sono giovanissimi  e pompati da chi li dirige per farli sentire importanti) che non fischia il rigore sacrosanto sul nostro Panattoni manca di rispetto al giocatore perché non intuisce la rilevanza del suo non fischiare sulla personalità e sugli interessi del giocatore che possono essere molteplici.
E manca di rispetto alle Società, (ripeto che parlo di tutte e non solo dell’Orvietana), e più in particolare di quelle piccole, come la nostra, per le quali un punto ne può condizionare presente e futuro. Noi lo abbiamo provato sulla nostra pelle nel campionato scorso, salvandoci per  un punto all’ultima partita, dopo aver subito anche l’onta di una penalizzazione ingiusta per aver impiegato un giocatore che si portava dietro il residuo di una giornata di squalifica risalente a tre anni prima. Condanna inflitta dalla così chiamata “giustizia sportiva” sulla scorta di una “vacanza” nelle carte federali. Roba da far accapponare la pelle.
Altro punto, quello del “dialogo”. Sono andato a rileggere il vocabolario trovando questa definizione “colloquio fra due o più persone con capacità di comunicazione e comprensione reciproca”. Applicata al calcio, ritengo significhi anche  la possibilità di colloquiare tra protagonisti diversi di una partita. Cosa che accade molto di rado per la poca maturità di chi dirige. Come, ad esempio, accaduto anche domenica. Il nostro viceallenatore si è ritrovato con quattro giornate di squalifica per una domanda rivolta a uno degli assistenti finita la partita. I quali, insieme all’arbitro, avrebbero dovuto rileggere il manuale del buonsenso, considerate le cause per una “domanda” giudicata impertinente. E’ solo l’ultimo episodio in ordine di tempo di una serie davvero grottesca. Il nostro staff comprende due fisioterapisti che si alternano la domenica. Entrambi bravissimi, tutti e due piuttosto avari di parole. Dote, comunque non sufficiente a evitare 12 giornate di squalifica (8+4) senza dar loro almeno la possibilità di un breve colloquio per spiegarsi e senza che gli arbitri facessero uso di un po’ di “buonsenso” per inquadrare le esclamazioni nel contesto della partita. Aggiungo le 4 giornate inflitte a Congiu (partita Orvietana vs Seravezza finale  3 – 4), nostro giocatore, per una frase detta all’assistente dopo che, il nostro difensore stava vivendo un momento di sconforto per aver provocato un calcio di rigore e lo stesso collaboratore aveva poi fatto annullare la rete del pareggio, goal, tra l’altro, da convalidare per quanto riportato nelle immagini televisive. Episodi   che possono capitare ma fanno dell’arbitro più un poliziotto che infligge una multa piuttosto che il Direttore, cui fa capo la responsabilità di un'attività, e per i quali il nostro regolamento interno prevede un aggravio sul rimborso pagato ai tesserati. Per far capire come noi Società, particolarmente attenti ai comportamenti, pretendiamo altrettanto  dalla controparte.
Penso e credo, a questo punto, che ci siano delle direttive cervellotiche, che arrivano dall’alto, con le quali dimostrare come un aggravio delle pene sia l’unica medicina per guarire chi viene considerato malato. Ed è qui che cade l’asino.  Per la percezione d’essere trattati quali fossimo semplici pedine usate per mantenere in piedi il baraccone oltre che  tamponare le falle provocate dal Palazzo. Biagioli Roberto, Presidente dell’Orvietana Calcio, preferisce non accomodarsi  a questo tavolo”.