Questa notizia è stata letta 2256 volte

"FOOTBALL CLAN", COME LA MALAVITA E' ENTRATA NEL CALCIO

Share/Bookmark

Maradona, Lavezzi, Balotelli, Padovano e lo "sceicco romano": i casi di cui parla il giudice Cantone nel suo libro presentato a Perugia alla presenza delle società umbre e degli studenti

di Nicola Agostini
Il calcio che diventa strumento della criminalità organizzata per lucrare, riciclare soldi sporchi, cercare favori, contatti e consensi e la ricetta per provare ad evitarlo: “Non c’è altra soluzione che far conoscere quanto più possibile il modo in cui le mafie stanno contaminando e avvelenando il calcio. Conoscere per prevenire”. È la ricetta di Raffaele Cantone, cinquantenne magistrato napoletano, in prima linea contro il clan dei Casalesi, oggi giudice al massimario della Cassazione. Una ricetta di cui Cantone parla nel suo libro “Football clan” (scritto insieme al giornalista Gianluca Di Feo) al centro del dibattito che si è tenuto stamattina nella sala del consiglio del palazzo della Provincia di Perugia nell’ambito del progetto “Legalmente”.
L’occasione per porre l’attenzione su un fenomeno sempre più in espansione che Cantone analizza caso per caso partendo dalla medaglia d’oro consegnata dall’attaccante dell’Avellino Juary al boss Raffaele Cutolo nel 1980, alla foto di Maradona a casa dei Giuliano nel 1986, passando per la scalata alla Lazio tentata dai Casalesi, che portò all’ordine d’arresto per Giorgio Chinaglia. Senza dimenticare le vicende dei giorni nostri, dal tatuatore di Lavezzi ucciso per una foto postata su Facebook ai pomeriggi passati dal fuoriclasse argentino a giocare alla playstation con il figlio del boss Lo Russo.
Cantone si è soffermato poi anche sulla stretta attualità: “Quando nei giorni scorsi – ha raccontato il giudice – ho visto in tv la foto di Michele Padovano accanto a quella del presunto sceicco Al Qaddumi che ha firmato un preliminare d’acquisto delle quote dell’As Roma, sono rimasto sbigottito. Sì perché nel mio libro avrei voluto dedicare un capitolo anche a Padovano per la sua condanna a 8 anni e 8 mesi per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Vedere l’ex attaccante della Juventus fare da intermediario mi ha lasciato perplesso e credo che in questa vicenda gli organi inquirenti avranno il loro da fare”.
Al dibattito, moderato dal giornalista Claudio Cagnazzo, sono intervenuti l’assessore alle attività culturali e sociali, politiche giovanili e pubblica istruzione della provincia di Perugia Donatella Porzi (nella foto insieme a Raffaele Cantone), deus ex machina dell’iniziativa in tandem con il giudice  Fausto Cardella, il presidente del Comitato Regionale Umbro della Lnd Luigi Repace e il vicepresidente del Coni regionale Aurelio Forcignanò. Presenti anche le società umbre a partire dal Perugia con il direttore generale Luigi Agnolin e il direttore sportivo Roberto Goretti, a rappresentare il Foligno il dg Roberto Damaschi, il capitano Paolo Cotroneo e il team manager Loris Gervasi. Al dibattito hanno preso parte anche alcuni esponenti delle società dilettantistiche umbre, il tecnico Walter Alfredo Novellino oltre ad una rappresentanza della Consulta provinciale degli studenti.
Particolarmente applauditi gli interventi di Cotroneo, in qualità anche di rappresentante dell’Associazione Italiani Calciatori, che ha sottolineato l’importanza di conoscere il fenomeno e di avere una certa cultura per evitare che la passione per il calcio possa portare a legami con la criminalità. Sulla falsa riga anche le parole dell’ex arbitro Agnolin che ha evidenziato come i calciatori professionisti, soprattutto quelli di serie A, nella loro condizione di “privilegiati” abbiano sufficiente tempo libero per accrescere il loro livello culturale e diffondere anche tra i giovani il messaggio che il calcio deve restare uno sport pulito. Significativi in questo senso da un lato i riferimenti di Cantone alla foto di Hamsik, che il giudice definisce, “un antidivo, ragazzo e atleta modello”  con il boss Domenico Pagano e la visita di Balotelli a Scampia “Credo che il giocatore non sapesse neanche – ha precisato il giudice -  a cosa andasse incontro”. A fare da contraltare l’esempio positivo di Cavani “Uno che non si è mai fatto ritrarre con personaggi legati alla malavita”. Un modello da cui partire.  

SPONSOR