Mercoledì 24 giugno 2020
di Nicola Agostini
“In questi due mesi di lockdown mi sono reso conto di una cosa. Stavo dedicando troppo poco tempo alla mia famiglia e ai miei due figli. Ho la fortuna di avere due bimbi splendidi e fra lavoro e calcio mi restava troppo poco tempo per loro. Ogni età ha le sue priorità. A 35 anni non è chissà quale carriera abbia fatto ma mi sono tolto belle soddisfazioni con il calcio. Adesso è ora di dedicare il tempo che ho dedicato al calcio alla mia famiglia”.
Il terzino destro più forte ammirato nei campi dilettantistici umbri negli ultimi 15 anni lustra per l'ultima volta le scarpette e le mette lì in bacheca. In mezzo alle 4 coppe vinte e ai 5 campionati conquistati.
Alessio Vergaini lascia il calcio giocato. Capitano con l'esempio e non con la parola, giocatore stimato da tutti per la grande correttezza unita a quella voglia di non mollare mai che ha sempre trasmesso ai suoi compagni.
Dagli inizi, nella Fortis Spoleto, fino a quel Pontevalleceppi-San Sisto dello scorso 23 febbraio che, a questo punto, sarà l'ultima gara ufficiale. “Sono convinto e mi conosco. Quando prendo una decisione è quella. Ma poi cosa devo volere di più? Ho iniziato vincendo un campionato di serie D, ho giocato in due società uniche come Castel Rigone e Villabiagio e ho concluso la carriera in una società come il Pontevalleceppi fatta di persone straordinarie. Il rimpianto? Magari una presenza fra i professionisti, quello sì. Ma solo per vedere se avrei potuto dire la mia in serie C. Quando però mi è stata data un'opportunità lavorativa importante, ho fatto una scelta di vita e oggi so di aver preso la miglior decisione possibile. Anzi, posso solo dire grazie a chi mi ha dato questa possibilità”.
Presenza fra i pro che Alessio Vergaini avrebbe meritato honoris causa. Uno che il 3 marzo 2004, a 19 anni, siedeva in panchina, davanti ai 30mila del Philips Stadion in quel Psv Eindhoven-Perugia di Europa League. “Non ero mai stato in Olanda – sorride – e il Perugia mi regalò un viaggio...”.
Poi l'impresa con la Fortis Spoleto in serie D. Ultimi alla fine del girone d'andata, promossi in serie C all'ultima di campionato. “Ecco, il rammarico è quello. Lì mi sarebbe piaciuto fare la C ma la società rinunciò ad iscriversi fra i professionisti. Resta il ricordo di un'annata magica e di un allenatore unico. Marcello Pasquino è uno di quei personaggi che ti segnano. Un maestro vero, un secondo padre, oltre che un tecnico straordinario. Prima di ogni allenamento, 5 volte a settimana, ci parlava un'ora nello spogliatoio. Ma quell'ora volava, era un divertimento pari all'allenamento. Ogni tanto ancora mi metto a ridere da solo ripensando alle imitazioni che faceva di Cossu o a quando si inginocchiava davanti a Liborio (Zuppardo ndr) chiedendogli di rientrare a dare una mano ai centrocampisti...”.
Poi una stagione a Deruta prima dell'approdo a Castel Rigone. “Qui non c'è bisogno di dire nulla. Una favola, sintetizziamola così”. Con il Castel Rigone, Alessio conquista il salto in serie D poi, per motivi di lavoro, decide di rispondere presente alla chiamata del Villabiagio che vuole continuare la scalata dalla Promozione.
“Anni fantastici. Subito la vittoria del campionato e della coppa in Promozione affrontando un giocatore che mi fece diventare matto. Di chi parlo? Ve lo ricordate Simone Antonini della Clitunno? Una volta partì da centrocampo e ci saltò tutti prima di segnare...”.
A seguire, sempre con il Villabiagio, lo storico triplete in Eccellenza con gol decisivo, nella finale della Coppa nazionale contro il Troina, messo a segno proprio da Vergaini. “Di gol ne ho fatti pochi davvero – sorride - ma quando ti rendi conto che il gol più importante della tua carriera l'hai segnato quando invece avresti voluto crossare, beh, a quel punto diventi consapevole di tante cose...”.
Rete di Vergaini dopo 30 secondi e doppietta di Tomassini nel giro di 20 minuti. “Mamma mia, ci sembrava di sognare. La partita perfetta. Una finale dove vinci 3-0 al 19'. Col senno di poi, per fortuna. Al 35' l'allenatore del Troina fece entrare un marziano. Melillo, un argentino. Primo pallone toccato, tunnel sul Goro (Gabriele Goretti ndr). Due gol fra il 65' e il 68'. 3-2 alla fine ma, gli ultimi 20 minuti, ogni volta che prendeva palla l'argentino facevamo il nome del Padre...”.
E anche al Villabiagio serie C sfiorata con Cocciari in panchina... “E un gruppo straordinario con un altro marziano davanti. Senza fare un turno a nessuno, Matteo Brunori è il compagno più forte con cui ho giocato. Ecco, io sono uno che guarda poco il calcio in tv e adesso non farò nulla nel calcio, allenatore, dirigente... Sabato sera però Juventus Under 23-Ternana su RaiSport me la guarderò sicuro perchè voglio vedere come esulterà Matteo dopo il gol...”.
E, infine, il Pontevalleceppi... “La società migliore dove chiudere la carriera, mai scelta più giusta”.
Pronto per l'inizio della preparazione? “No, le scarpette ormai sono in bacheca, magari le metterà Edoardo fra qualche anno se vorrà”.
E chissà, che nel giardino di casa, proprio il piccolo Edo non passerà alla storia come l'unico in grado di superare il papà nell'uno contro uno...
“Arbitro, cambio. Esce il 2, Alessio Vergaini”. Standing ovation, tutti gli applausi sono per il Maicon di Balanzano...
Nella foto, by Montagnoli, Alessio Vergaini